Tradizioni e cultura15 febbraio 2019

Il gallo sulla croce della Chiesa – Parte I

La strana storia di una colonia di vignaioli svizzeri in Bessarabia

Il gallo sulla croce della Chiesa – Parte I

Chabag (Shabo) è un villaggio ancora esistente, a circa 10 km a sud di Bilhorod-Dnistrovs'kyj, un centro con una grande storia, fondato sull'estuario del fiume Tyras da navigatori provenienti da Mileto nei secoli XIII-XIV: qui durante l'epoca del Principato di Moldavia, venne eretta da Ștefan cel Mare, una maestosa fortezza che fu chiamata “Cetatea Albă”.

La prima citazione del villaggio di Acha-abag (“i vigneti inferiori”, al di sotto di Akkerman, dove c'erano i “vigneti superiori”) risale al 1788: il nome venne poi semplificato in Shabag ed infine in Shaba/Shabo.

Nel 1812, dopo la conquista della Bessarabia da parte dell'Impero russo, la regione soffrì per l'emigrazione della popolazione nell’Impero ottomano: delle 28 famiglie che vivevano qui ne rimasero solo tre o quattro.

Fu allora che lo zar Alessandro I decise di ripopolare la zona e di sostituire le vecchie viti con quelle nuove: nel 1817 si trasferirono a Shabo decine di famiglie provenienti dai villaggi circostanti ma, per mancanza di esperienza nella viticoltura, i risultati non furono quelli sperati.

Frédéric-César de La Harpe, originario dalla Svizzera francese, consigliere militare dello Zar, che conosceva la miseria nella sua patria causata dalle guerre napoleoniche, suggerì di chiamare i coloni svizzeri, agricoltori modello, che avrebbero dovuto, oltre che coltivare i vigneti abbandonati dai tartari, occuparsi dell'agricoltura in genere e dell'allevamento di bestiame.

Frédéric-César de La Harpe che conosceva il botanico Louis Vincent Tardent, della città di Vevey nel Canton Vaud, lo incaricò di reclutare i coloni.

Dopo una prima riunione il 13 agosto 1820 con gli aspiranti emigranti, il trentacinquenne Louis Vincent Tardent partì subito dopo per Chabag, per un viaggio esplorativo.

Entusiasta del luogo, Tardent, nella primavera del 1821, scrisse una lettera in patria chiedendo ai coloni di unirsi a lui nel più breve tempo possibile al fine di poter piantare nella primavera seguente (1822), i vitigni e le patate, in modo da non perdere neanche un anno di raccolto.

Questa decisione, per quanto strana possa sembrare la scelta di lasciare quello che oggi è un meraviglioso patrimonio mondiale dell'UNESCO per un viaggio verso una terra sconosciuta, fu dettata dalle pessime condizioni di vita in Svizzera, tormentata da sconvolgimenti politici, carestie e varie epidemie dopo la rivoluzione del 1789.

I cittadini del Canton Vaud ricevettero gli stessi privilegi, o addirittura maggiori, dei coloni tedeschi in Bessarabia. Ogni famiglia, oltre ai 60 ettari di terreno da coltivare, ricevette gratis anche le piantine di viti.

Chabag fu di fatto una colonia autonoma con le sue leggi, prigioni, giudici e sistema scolastico fino al 1870.

La maggior parte dei coloni svizzeri erano esperti enologi e il terreno sabbioso di Chabag era ideale per la coltivazione dell'uva.

Il 21 Luglio 1822 il primo convoglio di carri trainati da cavalli partì per il viaggio attraverso l’Europa.

Un itinerario lungo 2.500 km, descritto minuziosamente nel diario della moglie di Tardent, a partire da Vevey nel Canton Vaud fino a Shabo in Bessarabia.

Il convoglio percorse mediamente ogni giorno dai 25 ai 50 km, su strade cattive, attraversando Svizzera, Austria, Germania, Polonia, Bessarabia. 

Dopo tre mesi, il 29 ottobre 1822, raggiunsero la destinazione.

Carlo Policano

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