Tradizioni e cultura15 novembre 2019

Aleksander Bernardazzi

Gli “emigranti dell’Arte” del Canton Ticino nell’Est Europa

Aleksander Bernardazzi

Tra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, la Russia diventa una delle mete di emigrazione per architetti e maestranze provenienti dall’attuale Canton Ticino.

Al servizio degli zar troviamo professionisti seri, ingegneri e architetti, capomastri, dalla solida preparazione e dalla ricca esperienza professionale, testimoni di un fenomeno che potremmo definire “quasi miracoloso”.

E’ un fenomeno che si discosta dall’immagine stereotipata dell’emigrazione: non è un fenomeno di “esodo per disperazione” quanto piuttosto un processo culturale che contribuisce a diffondere linguaggi e tecniche costruttive inedite nella terra degli zar.

La competenza tecnica e la continuità professionale di più generazioni, che interagiscono con le tradizioni costruttive locali, sono fattori che spiegano il successo di quegli architetti e tecnici edili e, nel contempo, sono alcuni dei tratti caratteristici attribuiti ai cosiddetti “emigranti dell’Arte”. E’ questa la connotazione della migrazione ticinese in terra russa cominciata già molto tempo prima del Settecento.

Il padre di Aleksander Bernardazzi, Giuseppe, terzo tra i figli di Carlo e Maria Bernardazzi, di Pambio vicino a Lugano, frequenta l’Accademia di Brera (Milano), dove si diploma in architettura. Chiamato in Russia dello zar Alessandro I, riesce presto a ottenere commesse per la reggia e le ville imperiali di San Pietroburgo e di Mosca. Ingegnere oltre che architetto, durante la guerra di Crimea eseguì i piani delle fortezze di Sebastopoli e il piano regolatore di Pjatigorsk, località situata tra il Mar Nero e il Mar Caspio.

E’ qui che nel 1831 nasce Aleksander. Nel 1843, all'età di 12 anni entra nella scuola di costruzione a Pietroburgo, dove si laurea con successo nel 1850. Nello stesso anno fu nominato secondo architetto presso l'agenzia di costruzioni stradali in Basarabia.

Qualche anno dopo, a soli 25 anni, Bernardazzi diventa architetto principale di Chișinău, ruolo che ha ricoperto per 28 anni (1856-1878), lavorando costantemente alla trasformazione della capitale in un centro urbano europeo. Nel 1875, per gli importanti meriti nella riorganizzazione della città, Bernardazzi riceve il titolo di cittadino onorario di Chișinău, in occasione di 25 anni di attività professionale, e per il suo contributo estremamente prezioso.

Nel 1878 si trasferisce a Odessa, dove partecipa alla costruzione della Stazione Centrale di Odessa, pur continuando a progettare in Basarabia, e in seguito, a lavorare presso l'Università di Novorossijsk.

Morì durante un viaggio a Fastov, vicino a Kiev, e secondo la sua volontà fu sepolto vicino alla madre a Chișinău, città da cui la sua anima non si era mai allontanata, nel cimitero luterano smantellato durante il periodo sovietico.

Attraverso documenti dell’epoca, memorie, lettere, che accompagnano l’attività professionale e il tempo trascorso da Bernardazzi a Chișinău scopriamo il senso profondo dell’amore che lo lega a questi luoghi e il desiderio di dare un futuro alla città che lo aveva adottato.

Bernardazzi può essere definito un maestro geniale: l'impronta del suo talento viene esposta in tutti i progetti relativi alla sistemazione della città, con dettagli specifici che richiamano l'architettura italiana. Grazie a loro, gli edifici nel centro della città hanno uno stile unico, lontano dall'impronta russa.

Carlo Policano

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