Tradizioni e cultura03 gennaio 2020

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Il digiuno, tradizione religiosa della Moldova ortodossa

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La pratica del digiuno, come strumento di riequilibrio fisico e mentale e nello stesso tempo come mezzo di purificazione e penitenza in ambito mistico-religioso, desta ancora oggi una certa diffidenza, rimanendo un argomento discusso ma poco conosciuto.

Il digiuno è la rinuncia totale o parziale di determinati cibi e bevande, per un tempo più o meno lungo, associato generalmente ad un controllo dei piaceri corporei, pensieri, passioni e azioni sconvenienti.

E’ una pratica che accomuna la maggioranza delle tradizioni religiose: non vi è infatti religione che non preveda qualche forma di digiuno e, di conseguenza, una festa nell’interrompere la fatica di non mangiare per molte ore di fila.

Nel Cristianesimo, nella religione ebraica così come nell’Islam, è un atto di penitenza da eseguire in giorni prefissati (Quaresima, Ramadan); anche nel Buddhismo si ricorre al digiuno per liberare la mente e migliorare la spiritualità; nel pensiero cinese viene considerato una pratica di salute e spiritualità finalizzata alla depurazione del corpo e al raggiungimento di un equilibrio mentale ed emozionale che permette di connettersi con lo spirito. Unito alle pratiche meditative, veniva praticato fin dall’antichità per velocizzare e approfondire il processo di crescita personale dell’individuo.

Il digiuno ha, per le tradizioni religiose, il ruolo di disciplina, legame comunitario, preghiera, atto votivo e può essere inteso come un mezzo di purificazione per avvicinarsi al divino; nello stesso tempo può essere visto anche come uno strumento per depurare il corpo da uno stato di intossicazione causato da sovralimentazione.

All'inizio non c'erano disposizioni precise e obbligatorie, ma con il tempo, la Chiesa ha stabilito le regole e la durata nel corso dell'anno di questa pratica.

L’origine di questo esercizio si perde nei tempi, o meglio all’incirca quando la nostra specie è diventata abile nell’agricoltura e nell’allevamento di animali. Prima di allora, difficilmente si sarebbero visti e motivati digiuni organizzati e collettivi. Non ce n’era bisogno. Si digiunava se non si trovava nulla da mangiare. Ma dopo che siamo diventati proprietari terrieri e domatori di animali, abbiamo conosciuto per la prima volta l’abbondanza da una parte e la carestia dall’altra.

Ad annate di abbondanza, sono seguiti tempi molto duri, di fame. Il digiuno dunque nasce come esercizio pratico per abituarsi ai momenti di scarsità e a ricordarsi che l’abbondanza non può essere una costante infinita. Il digiuno nelle religioni nasce proprio come rievocazione di un tempo in cui abbiamo conosciuto l’abbondanza, ma anche la distruzione dei raccolti e le epidemie dovute alla mancanza di cibo.

Ma pure laddove la religione non c’entra, il digiuno gode di una certa fama, una via di mezzo tra dieta dimagrante e sforzo mentale.

Certo, ora nei supermercati pare che l’abbondanza non possa mai avere fine, per cui il digiuno suona così lontano. Non abbiamo più bisogno di abituarci ai periodi di scarsità, perché la disponibilità di cibo sembra accompagnarci sempre. Anche se il digiuno non ha un’utilità pratica, è interessante come continui anche oggi a giocare il suo ruolo sociale e spirituale. Forse perché, in fondo, noi esseri umani viviamo di cibo, aria e acqua, certamente, ma anche di simboli, idee e credenze.

Nel calendario della Chiesa ortodossa russa vi sono quattro digiuni, tanti quanti le stagioni. Il digiuno di Natale (Natività), cominciato il 28 novembre e che terminerà il 6 gennaio, è il secondo più lungo periodo di digiuno dopo la Grande Quaresima di Pasqua, che è quello più importante.

Varie sono le motivazioni che spingono le persone ad osservare periodi di digiuno, ma le principali sono religiose. Il digiuno ha un carattere ascetico religioso. Senza digiuno la festività perde il suo senso.

Carlo Policano / Svetlana Moțpan

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