Tradizioni e cultura10 luglio 2018

Il Barone di Münchhausen, la Fortezza di Tighina ed altre storie

Le strane avventure del “Barone di Münchhausen” a cavallo di una palla di cannone nella Fortezza di Tighina (Bender)

Il Barone di Münchhausen, la Fortezza di Tighina ed altre storie

C’è un filo sottile che lega il Barone di Münchhausen, Rudolf Erich Raspe e la Fortezza di Bender. Ma andiamo per ordine.

Karl Friedrich Hieronymus von Münchhausen, meglio conosciuto come il Barone di Münchhausen, è il personaggio a cui si è ispirato Rudolf Erich Raspe per il protagonista del romanzo Le avventure del barone di Münchhausen, raffinata parodia e critica socio-culturale dell’epoca.   

La figura del Barone è mitica almeno quanto i suoi racconti. Si tratta di un personaggio storico, vero. Il nobile di Münchhausen è esistito sul serio. La sua vita si intrecciò in modo così profondo con le sue avventure immaginarie, da avvolgere gli episodi realmente accaduti in una nebbia fitta di sogno.

Dopo la carriera militare, ottenne un vasto appezzamento di terreno dove visse fino alla morte, avvenuta nel 1797. Ottenuto il titolo di Barone, Münchhausen venne catapultato a tutti gli effetti nella vita mondana dell’aristocrazia russa; ed è proprio durante le eleganti cene organizzate nella sua tenuta, che il Barone era solito raccontare ai suoi ospiti storie grossolane e strampalate.

Rudolf Erich Raspe, ex direttore del museo numismatico di Kassel, presente alle cene del Barone, rimasto affascinato dal modo in cui un alto membro dell’aristocrazia russa si beffeggiava della “cultura da salotto”, inventando storie di sana pianta, decise di trascrivere i racconti che furono pubblicati nel 1785, in Inghilterra.

Questi libri contribuirono a rendere il barone famoso in tutta Europa e anche oltreoceano ma, per ironia della sorte, i volumi pubblicati da Raspe gli resero la vita impossibile. Fecero sì che quel titolo dispregiativo di barone fanfarone gli rimanesse incollato addosso per sempre, lo perseguitasse come un marchio d’infamia, ridicolizzando e discreditando definitivamente la sua persona agli occhi delle autorità e della buona società dell’epoca.

Avvenne così che proprio lui, l’allegro ufficiale di un tempo sopravvissuto a tante battaglie, il narratore infaticabile che per anni aveva divertito amici e conoscenti con le sue avventure e contribuito senza nemmeno saperlo alla ricchezza di chi le aveva pubblicate, morì a settantasette anni deriso da tutti, amareggiato e impoverito. 

L’opera divenne un best seller. Nonostante ciò, Raspe non riuscì a fare fortuna. Inseguito dai debitori e da chi l’aveva denunciato per piccoli furti, il geologo narratore finì la sua esistenza passando da una prigione all’altra.

Ora mi direte: cosa c’entra tutto questo con la Fortezza di Tighina? Sveliamo il piccolo segreto.

Punto di grande interesse per la città, la Fortezza di Tighina, o “cittadella”, frequentata fin dal XIII° secolo dai genovesi, fu sottomessa da Solimano il Magnifico. La fortezza fu quindi ricostruita ed ampliata dal grande architetto turco Mimar Sinan nel 1538 e successivamente dai Russi (dal 1812), sotto la cui dominazione divenne un avamposto di primaria importanza per la valle del Nistru.

Oltre che per il valore difensivo, questa fortezza è nota anche perché, secondo il libro di Rudolph Raspe, proprio qui l’immaginario personaggio ispirato a Karl Friedrich Hieronymus, il Barone di Münchhausen, avrebbe fatto un viaggio a cavallo di una palla di cannone sorvolando la fortezza per spiare i nemici.

Il busto del Barone di Münchhausen, e la tanto famosa palla di cannone sellata, sono stati collocati proprio all’ingresso della fortezza: da qui il corso del fiume Nistru è visibile in tutta la sua bellezza, un posto d’onore che il Barone avrebbe certamente gradito visto che con le sue eroiche gesta ha contribuito alla sconfitta dei turchi e alla salvezza della città.

Carlo Policano

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