Luoghi03 agosto 2018

Le cento colline, la Valle dei Re moldava?

Le perle di terra moldava, un patrimonio “unico” in Europa, sconosciuto e da valorizzare

Le cento colline, la Valle dei Re moldava?

C’è un luogo in Moldova che suscita curiosità e meraviglia allo tempo stesso: si tratta della riserva paesaggistica denominata “Le cento colline”, una striscia di terra situata lungo il bacino del fiume Prut, a oltre 200 chilometri a nord della Capitale, tra il villaggio di Braniște (Riscani) e il villaggio di Cobani (Glodeni), un paesaggio di grande valore scientifico ed estetico.

Questo luogo è l’unico posto in Europa dove sono concentrate, in un numero così grande, scogliere sommerse di quello che un tempo era denominato dai greci Ponto Eusino, che copriva il territorio della Moldova circa 20 milioni di anni fa.

La prima menzione di questo territorio è di Dimitrie Cantemir nel suo libro Descriptio Moldaviae, nel 1716, che le definiva già “Centum Monticuli”, mentre il viaggiatore e scrittore polacco Krazevsky sembra essere colui che ha lanciato l'ipotesi romantica che questo luogo non è altro che una vasta necropoli dei re Sciti.

Non è un caso che la parola in lingua romena che indica queste colline “movilă”, fa riferimento ad un tumulo di terra, più precisamente a un tumulo in cui sono stati sepolti gli eroi e le leggende del passato.

Nell'Europa dell'Est, questi tumuli (più spesso citati dalla parola russa kurgan) sono estremamente comuni, essendo associati alle culture nomadi che una volta governavano questa regione, dagli Sciti, i più grandi orafi dell'Eurasia, ai Sarmati, abili cavalieri.

Questo nome pur nel suo fascino è decisamente inappropriato perché in realtà il numero delle colline è ben più grande, oltre 3500, che coprono un'area di 1072 ettari e la cui altezza oscilla tra 1,5 e 30,5 metri: quella più spettacolare è chiamata la "Collina degli Zingari".

C'è una disputa scientifica sull’origine di questi tumuli, ancora non del tutto chiarita.

L'ipotesi più accreditata è che la valle corrisponda a una spaccatura del corpo roccioso, dovuta per lo più a sollecitazioni tettoniche: un'analisi approfondita di tutti i dati disponibili (idrogeochimici, geofisici e sismologici) mostrano questo tipo di situazione, sostenuta anche dal fatto che dalle rocce incrinate che accompagnano alcuni canali è segnalata una relativa fuoruscita di elio.

Altri scienziati credono che i tumuli si siano formati a causa di frane e collassi, risultato dell'erosione dell'acqua e del vento e contrassegnati da depositi di argilla alluvionale risalenti al Quaternario.  

Prospezioni geologiche svolte lungo il Prut nella seconda metà di un Anni '50 del secolo scorso, hanno rilevato piccoli depositi e accumuli di gas naturale, oltre a un deposito di petrolio.

Ad oggi tuttavia alcune perplessità rimangono e la nota romantica, che a noi piace, manca ancora delle ricerche archeologiche necessarie per poterla escludere.

La riserva ha comunque un valore scientifico speciale, non solo dal punto di vista geologico, ma anche da quello floristico e faunistico.

Un luogo fantastico, un gioiello da scoprire, salvaguardare e valorizzare anche sotto il punto di vista turistico, in quanto “unico esempio del genere in tutta Europa”.

Carlo Policano

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