Tradizioni e cultura02 luglio 2025

In viaggio lungo le rotte del grano

Velieri genovesi verso il delta del Danubio all’inizio dell’Ottocento

In viaggio lungo le rotte del grano

A volte, negli ultimi anni, l’arrivo di grano dall’estero per arricchire la miscela di grani duri che dà vita alla pasta Made in Italy viene contestato e talvolta considerato un ‘tradimento’ della nostra storia.

A dire il vero, i documenti d’archivio dicono il contrario: la tradizione pastaia italiana si è fondata, da sempre, anche sull’utilizzo di grani esteri di qualità, miscelati in percentuali superiori a quelli attuali. Si stima, infatti, che la dipendenza dall’estero, tra fine 800 e primi 900, ammontasse a circa il 70% del totale di grano duro utilizzato.

Siamo nella seconda metà dell'800, per Genova inizia un piccolo rinascimento.

Moderni scafi, più veloci, corrono per il Mediterraneo, le distanze sembrano accorciarsi: le nuove correnti di traffico rispondono alle esigenze del progresso.

L'uomo di mare genovese, prima marinaio, poi mercante, guerriero, crociato, ora è semplice "marinaio-mercante".

Quando si annunciano i primi potenti sviluppi del commercio dei cereali, all'inizio dell'800, nelle grandi aree russe e danubiane, i genovesi rispondono per primi e sono presenti nei punti nevralgici del nuovo traffico.

L'intuizione e il coraggio sostengono la flotta dei velieri diretti verso gli approdi alle Foci del Danubio o verso le coste più distanti del Mare d’Azov alla ricerca di grano: consapevoli che non si può prescindere dalla qualità, questi luoghi diventano zone dove andare a caricare il miglior grano duro del mondo.

All’inizio dell’800 il grano moldavo era considerato un prodotto di qualità, nettamente superiore a quello delle vicine terre romene: un terzo di quello raccolto veniva esportato attraverso il porto di Galati, sbocco della Moldova, nei periodi di produzione annuali (autunnale e primaverile). I porti di Galati e Brăila diventano così luoghi di trattative e di partenza per i grani teneri della Bessarabia e di quelli duri che si trovavano nelle terre ucraine e in quelle russe (Taganrog). 

Già nel 1818 più di 300 bastimenti della portata media di 250 tonnellate giungevano due volte l’anno nei porti del Mar Nero per caricarvi cereali destinati ad essere assorbiti dal mercato nazionale e ad alimentare un fruttuoso commercio verso l’Inghilterra.

I genovesi arrivarono a spingersi all’interno dell’attuale Moldova attraverso il fiume Nistru, per circa 160 km a nordest di Chişinău, fino all’attuale Castello di Soroca, fortificazione inizialmente costruita dai genovesi, che qui avevano un commercio attivo con l’Ucraina centro-occidentale.

Nel frattempo la Storia cambia i destini di queste zone. La Rivoluzione d’ottobre del 1917 e la Grande Guerra Mondiale fecero mutare i traffici ed in particolare l'importazione verso l'Italia. Alle produzioni russe subentrarono man mano quelle dell’Argentina e del Nord America chiudendo una pagina della storia della pasta che pochi, oggi, conoscono.

Carlo Policano

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