Tradizioni e cultura20 aprile 2018

Legami che non ti aspetti nella Chişinău di fine ottocento - Parte II

Breve storia di una comunità di “scalpellini” liguri della Val Fontanabuona in cerca di fortuna nell’America dell’Est

Legami che non ti aspetti nella Chişinău di fine ottocento - Parte II

Siamo a cavallo tra l’ottocento ed il novecento. Per la Liguria sono anni di massiccia emigrazione verso le Americhe: la Val Fontanabuona non fa eccezione a tutto questo.

Situata a levante della provincia di Genova, nell’entroterra del Golfo del Tigullio, la valle è nota soprattutto per le numerose cave di ardesia, da dove si estrae tuttora questo materiale per scopi costruttivi.

Le migrazioni lasciarono un segno indelebile, oltre la metà della popolazione è costretta ad emigrare, molti sono cavatori di ardesia, scalpellini.

Poche decine di uomini, per uno strano caso, tuttora non ne conosciamo le ragioni, scommettono sulle regioni ad Est, in una sorta di emigrazione più leggera verso il Mar Nero, la Crimea e la Romania: sono anni in cui, in queste zone, si ricerca manovalanza specializzata.

Storie di piccole comunità di origine ligure, in cerca di “un’America” che non trovarono, qui in Moldova.

Buona parte dei fontanini, gli abitanti della Val Fontanabuona si chiamano così, in Moldova hanno il cognome Basso.  Da ricerche effettuate negli archivi comunali di Gattorna si scopre che il primo a visitare la Moldova, per motivi di lavoro, fu un tale Giovanni Basso, nato nel 1875, di professione farmacista. Rientrato in Italia, dopo poco tempo si trasferì con una sorella e un fratello a Chişinău. 

Qui, agli inizi del secolo, si sposò e ebbe diciotto figli, di cui oltre la metà sopravvissero e diedero origine ad una parte della numerosa comunità.

Nel 1884 a Chişinău, si stabilì un’altra famiglia, non molto numerosa, di italiani: Andrea Basso con sua moglie Giulietta e due figli, Giovanni e Teresa. Comprarono terra e costruirono una casa, iniziarono l’attività di ristoratori. Nella memoria popolare sono rimasti i dolciumi che preparavano, secondo una antica tradizione di famiglia.

Teresa si sposò e cambiò cognome (Monastrich), Giovanni sposò una cittadina, Ionna Adascaliza. Quest’ultima coppia ebbero 11 figli: 7 ragazzi e 4 ragazze. Uno diventò bancario qui a Chişinău, un altro facchino alle ferrovie, un altro commerciante, uno funzionario di stato.

Verso l’inizio della seconda guerra mondiale il quartiere “italiano” si estese. Numerose erano le famiglie di emigrati italiani.  Più tardi la guerra distrusse tutto.

Una parte di abitanti partirono per l’Italia, una parte per la Romania, altri restarono.

Dopo gli inizi incoraggianti, le cose non andarono nel verso giusto: la piccola comunità ligure venne travolta dagli avvenimenti storici e seguirono il destino stesso delle popolazioni locali, sprofondati in uno stato di miseria.

Ancora oggi, qui in Moldova, esistono discendenti degli emigrati liguri partiti da Gattorna nel lontano 1880, in cerca di fortuna. 

Quella fortuna che, per strana sorte, proprio non hanno trovato.

Carlo Policano

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