Gli studi sulle persecuzioni religiose in URSS sono dominate da polemiche e provocazioni: dalla rivoluzione del ’17 al coinvolgimento dell’URSS nella guerra mondiale, il principale obiettivo della politica religiosa sovietica era l’eliminazione della presenza dei credenti nella società comunista.
Nei programmi del partito, notevole attenzione era dedicata alla questione religiosa: il fine della politica bolscevica era di favorire la completa sparizione dei pregiudizi religiosi. L’ostilità nei confronti della Chiesa era più profonda di un’avversione di tipo politico: la Chiesa non era soltanto un’antagonista dello scontro per la conquista del potere, ma anche un nemico di classe che il partito comunista doveva combattere.
Nelle campagne, sulla scia delle feroci oppressioni anticontadine, le motivazioni antireligiose si univano agli obiettivi della battaglia per la collettivizzazione: si accentuò, al contempo, la lotta ai simboli e alle icone religiose, che fin dal 1917 non aveva cessato di provocare distruzioni e saccheggi in ogni angolo del Paese.
Tuttavia «se la Chiesa era stata vinta, il sentimento religioso non era stato affatto estirpato». Malgrado le pressioni del regime, infatti, il 56,7% della popolazione si dichiarò ancora religioso, spingendo il potere sovietico prima a intensificare le repressioni per poi, nel momento del pericolo, fare appello anche a questi sentimenti per salvare se stesso.
Furono fattori di politica internazionale a spingere Stalin, alla vigilia della seconda guerra mondiale, ad un cambiamento di indirizzo politico nel governo del paese. Comparvero di nuovo all’interno dei confini dell’URSS monasteri, istituti d’istruzione teologica, riviste religiose, istituzioni caritative, biblioteche ecclesiastiche.
La religione, tuttavia, era trattata come uno dei maggiori ostacoli sulla via della realizzazione del sistema ateo nella società sovietica. Per tale ragione, negli anni del potere sovietico (1918-1989) in URSS, erano combattute con determinazione tutte le religioni e le comunità religiose.
In nessun altro paese la lotta contro la religione fu preparata con tale determinazione e coerenza e con un programma così preciso come in URSS. Il cristianesimo, nella sua lunga storia, non aveva fino ad allora incontrato un nemico così violento e sistematico come nel caso dell’ideologia sovietica.
L’ateismo costituì, di fatto, il motore del sistema sovietico. Tutto ciò che apparteneva alla Chiesa, non solo proprietà e beni economici, ma seminari, scuole, orfanotrofi, ospedali, vennero nazionalizzati. Fu vietato l’insegnamento della religione e l’uso visibile di simboli religiosi, come icone e croci, perfino sulle tombe. Tutte le funzioni religiose e le manifestazioni pubbliche della religione, quali battesimi, matrimoni, funerali, dovevano essere prive di ogni riferimento religioso.
Cattedrali, chiese e cappelle destinate al culto furono trasformate in stalle per animali, in magazzini, in fabbriche, in sale cinematografiche. Si organizzarono “carnevali antireligiosi” nel periodo delle grandi feste liturgiche. Furono prodotti film antireligiosi e creati musei dell’ateismo, spesso nelle chiese. Sorte che toccò anche alla Cattedrale della Natività di Cristo, il principale edificio di culto ortodosso in pieno centro della capitale Chişinău.
A parlarcene è una gentilissima signora, distinta, piena di energia e dal sorriso disarmante, che ha accettato di raccontarci questa ed altre storie di quel periodo: è Margareta Neamțu, direttrice dal 1976 al 1984 di questo spazio espositivo temporeneo all’interno dell’edificio di culto più importante della capitale.
La Chiesa fu trasformata proprio in quegli anni in Sala di Esposizione facente parte del Museo Nazionale di Arte Plastica della Moldova, attualmente in Strada 31 August, fondato fra l’altro da Alexandru Plămădeală, autore della statua di Stefan Cel Mare.
La narrazione è intrisa di ricordi e lo sguardo tradisce ancora molte emozioni: Margareta ci racconta degli eventi e delle mostre, di pittori contemporanei, di esposizioni di ceramiche e vetro provenienti da altre nazioni. La cosa sorprendente è che ci mostra e ci consente di pubblicare le foto (inedite) in suo possesso di quel periodo. Sono foto di straordinaria bellezza e di grande impatto emotivo.
La cattedrale tornò alla sua funzione originaria di edificio di culto solo nel 1984.