Tradizioni e cultura17 aprile 2018

Legami che non ti aspetti nella Chişinău di fine ottocento

Breve storia di una comunità di “scalpellini” liguri della Val Fontanabuona in cerca di fortuna nell’America dell’Est

Legami che non ti aspetti nella Chişinău di fine ottocento

Parte I  

C’è un filo sottile che collega due territori lontani, non solo dal punto di vista geografico; una distanza che scompare quando ad avvicinarle sono storie interessanti che le accomunano.

La presenza e la relativa colonizzazione dei genovesi nell’area del Mar Nero prende una dimensione molto importante e non sottovalutabile a partire dalla metà del XIII secolo: piccole comunità si stabiliscono tutt’attorno e animano la vita economica di questi luoghi.

I centri d’oltremare sono interessati da un vasto movimento di emigrazione che interessa tutta la regione e si diffonde alle città che intrattengono rapporti commerciali con la Superba.

Gente comune, soldati, marinai, avventurieri, ma anche giovani che fanno il loro apprendistato d’affari, membri dell’aristocrazia mercantile, partono e si stabiliscono in queste terre, prendono mogli, chiamano la loro famiglia.

Le colonie genovesi, in effetti, non mancano di risorse, vedono arrivare nei loro porti i prodotti dell’Estremo Oriente, seta e spezie, tanto ricercate nel mondo occidentale, punto d’incontro strategico e di intermediazione fra economie complementari, tra il mondo della steppa e le città mercantili mediterranee.

La valorizzazione degli insediamenti passa attraverso le più importanti risorse locali: cera, miele, pellicce, cereali, allume, destinato alla tintura delle stoffe, mastice.

Una dominazione politica ferma, uno sviluppo economico pesante, ma una dipendenza culturale leggera: gli insediamenti genovesi d’oltremare sono stati il “laboratorio” della colonizzazione moderna.

Molto più recentemente, a cavallo fra il XIX e XX secolo, lo stesso territorio è stato interessato, curiosamente, da uno strano fenomeno migratorio, proveniente principalmente da una delle principali valli della città metropolitana di Genova.

Di questa curiosa e un po’ paradossale storia cerchiamo di ripercorrere le tappe più salienti, iniziando dalla fine 800, quando Gattorna era un villaggio di 60 famiglie che lo componevano e ben 23 con legame di parentela e cognome Basso; la maggior parte con numerosi figli, dediti all’agricoltura, unica risorsa per sopravvivere.

I giovani, crescendo sentivano sempre di più la necessità di migliorare la propria condizione sociale, visto che la terra più di tanto non dava, e restare in paese significava lavorare ed invecchiare senza alcuna prospettiva futura.

Carlo Policano

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