Tradizioni e cultura17 luglio 2018

Pocrovca, il villaggio dove il tempo si è fermato

Usanze, tradizioni e curiosità di una minoranza in Moldova del tutto particolare

Pocrovca, il villaggio dove il tempo si è fermato

A Pocrovca, un villaggio nel distretto di Dondușeni, nel nord della Moldova, la sensazione è quella di essere tornati indietro nel tempo. Storia, cultura e tradizioni sopravvivono al passare degli anni, rendendo questi luoghi posti preziosi dove conoscere il volto più antico del Paese.

Qui il tempo sembra essersi fermato: c’è ancora nell’aria quell’odore di una Russia zarista, dimenticata e nostalgica, con antiche tradizioni che non hanno risentito delle contaminazioni e vicinanza con altre etnie.

La vita di questo piccolo villaggio ruota attorno alla terra, l’unica vera ricchezza della popolazione locale, esempio eccellente di sviluppo sostenibile dove ritrovare abitudini e stili di vita antichissimi. Qui lamponi e prugne, vanto dell’intera comunità, hanno un sapore antico e buono.

Gli “staroveri” (ortodossi di rito antico), così vengono chiamati gli abitanti del villaggio, sono rifugiati russi che alla fine del XVII secolo vagarono per la Moldova, in cerca di un nascondiglio e di un pezzo di terra, a seguito dell’esodo causato dallo scisma dopo la riforma approvata dal patriarca Nikon nel sinodo del 1652.

Alcuni gruppi si stabilirono lungo il fiume Prut in Moldova e sul delta danubiano in Romania e Ucraina.

Per quanto curiose e a volte bizzarre possano sembrare le loro usanze e tradizioni, legate di solito ad eventi religiosi o a riti importanti della loro vita, come il matrimonio, la nascita dei figli o il funerale, esse rappresentano lo spirito più vero di questa piccola comunità.

La gente di Pocrovca ​​parla russo ma con un accento leggero e, nonostante i bambini imparino il romeno a scuola, per le strade non si sente una parola in romeno.

Le donne si riuniscono al centro del villaggio per prendere il tè, rigorosamente preparato con il samovar, e per gustare la buonissima marmellata di lamponi preparata da loro: un modo per socializzare e pianificare progetti futuri.

Ai giovani non è consentito vivere insieme prima del matrimonio. Trascurare questo particolare vuole dire non sposarsi in chiesa. La cerimonia nuziale dura due giorni: il matrimonio deve essere approvato dal "consiglio dei saggi” del villaggio, costituito da 20 uomini, che esaminano la genealogia degli sposi, per evitare matrimoni tra consanguinei. Divorzio e aborto sono casi rari: in tutta la storia del villaggio, sono menzionati solo due divorzi.

Al fidanzato spetta l’onere di possedere la casa, che i genitori cominciano a costruire appena è adolescente, mentre la sposa deve arredarla. Dopo la nascita dei figli, la donna non ha il diritto, per 40 giorni, di entrare in chiesa essendo considerata impura. Al nascituro vengono assegnati due nomi: il primo, dato al battesimo, il secondo da riportare nei documenti ufficiali. Un’antica tradizione che si tramanda per nascondere il nome battesimale ed essere così protetti dai malvagi.

Per quanto riguarda i funerali, il prete si rifiuta di seppellire quelli che non sono andati in chiesa: a loro è destinato un posto separato nel cimitero. Qui, le croci sono poste ai piedi della persona defunta: si crede infatti che quando Cristo verrà, si alzeranno e la croce sarà davanti a loro. Al funerale partecipa l'intera comunità.

Quando qualcuno nel villaggio ha un problema, questo diventa di tutti.

Pocrovca è l’unico villaggio della Moldova da dove non è emigrato nessuno: i giovani che vanno via per motivi di studio, una volta finiti, tornano. Un villaggio in controtendenza. E qualche motivo per riflettere.

Carlo Policano

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