Luoghi26 giugno 2018

Moara Roșie, esempio unico di archeologia industriale

Riflessioni sugli spazi abbandonati di una Chişinău da salvare

Moara Roșie, esempio unico di archeologia industriale

Una caratteristica evidente di alcune zone del centro storico della capitale è il numero di edifici vuoti, abbandonati o in rovina.

Il panorama architettonico di Chişinău è una cartolina dai contorni sfumati, tra passato sovietico e segni di transizione da un'economia pianificata a un'economia di mercato.

La volontà di muoversi a favore della protezione del patrimonio culturale emerge da una parte della società civile. Nel 2006 è stata creata l'Agenzia per l'ispezione e il restauro dei monumenti, sotto la direzione di Ion Stefanița, architetto capace di coniugare la protezione del patrimonio storico e lo sviluppo economico.

Il rapporto con il passato è in primo luogo al centro della conservazione e della valorizzazione del patrimonio architettonico e costituisce una priorità di una nazione. Senza la testimonianza del passato non si può guardare al futuro.

Esiste un edificio fra questi, qui a Chişinău, del tutto particolare per la sua passata funzione, che merita attenzione e impegno: si tratta di Moara Roșie, un bell'edificio industriale, in abbandono, esempio unico di mulino a vapore ancora esistente.

Presente nel registro dei Monumenti di Architettura e Storia di Importanza Nazionale, l’edificio risulta costruito a metà del XIX° secolo in stile eclettico.

L’edificio faceva parte di un complesso industriale molto più ampio, di cui però è rimasta unicamente questa costruzione isolata: prima del 1884 aveva tre livelli, più tardi, dopo un incendio di vaste dimensioni che ha interessato il terzo livello, sono stati aggiunti due piani e una mansarda di mattoni rossi, da cui il nome appunto di Moara Roșie ovvero Mulino Rosso.

Attualmente si presenta come un edificio compatto, su quattro livelli, costruito su pianta rettangolare: la facciata dell’edificio, nella parte superiore, presenta un aspetto scenico grazie alla combinazione e al contrasto fra mattoni rossi e blocchi di pietra bianca usata per rinforzare la struttura, e al tempo stesso, l’immagine architettonica. Gli stessi angoli dell’edificio sono contrassegnati in pietra bianca, così come le finestre ad arco circolare o semicircolare.

Nel 1890, i vecchi proprietari Gudevici e Whiliem Lejinskii decisero di alienare la proprietà ad un mercante di successo, il signor Avram Levenzon: il mulino, secondo quanto risulta dai documenti dell’epoca, era un edificio di cinque livelli, un vero e proprio complesso industriale, citato successivamente come il “Mulino di Levenzon”.

Il nuovo proprietario costruì, poco dopo, anche un negozio adiacente, collegato al mulino attraverso un tunnel separato.

Dotato di attrezzature moderne, l’edificio ha assolto alla sua funzione fino agli anni '50 del XX° secolo, periodo in cui, dopo essere stato inizialmente adoperato dalle autorità sovietiche, cessò di essere utilizzato.

Oggi rappresenta un monumento architettonico raro, un simbolo unico, un pezzo di storia che certamente, vista la sua centralità, potrebbe essere utilizzato per una miriade di scopi e mostrato con orgoglio ai turisti, desiderosi di vedere qualcosa di bello.

Carlo Policano

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