Tradizioni e cultura27 agosto 2019

Moldova, vera Indipendenza?

A ventotto anni dalla nascita di questa nuova Repubblica

Moldova, vera Indipendenza?

Il crollo dell’Unione Sovietica, le politiche di allargamento dell’Unione Europea e il rinnovato progetto russo d’imporre il proprio prestigio mondiale rendono questa piccola nazione un interessante laboratorio delle dinamiche dell’Europa orientale.

Con la fine dell’URSS, che da speranza per un mondo più giusto si era trasformata in uno dei più perversi sistemi totalitari della storia dell’umanità, la Moldova si è venuta a trovare, con la dichiarazione d’indipendenza, a dover affrontare le turbolenze di due regioni contrarie ad accettare i nuovi cambiamenti: Transnistria e Gagauzia, rispettivamente nell’Est e nel Sud del Paese, cercarono in qualche modo di svincolarsi dal controllo del potere centrale, con esiti completamente diversi.

Ma qual è la situazione allo stato attuale?

La Transnistria, ultima realtà dove il comunismo resiste anche alla Storia, è in mano a quegli oligarchi che dal comunismo di Stato hanno ereditato la ricchezza sottratta al popolo: dominano ancora la scena dopo aver ridotto la popolazione nella miseria e asservendo ai propri interessi politica e istituzioni.   

Il paradosso è che l’economia transnistriana dipende essenzialmente dall’Europa, verso cui esporta la maggior parte dei propri prodotti e con cui ha di recente sottoscritto accordi doganali come fatto dalla Moldova nel 2012. Una mossa accettata da Mosca a malincuore, complici i crescenti costi di mantenimento della regione separatista. Sostenere la piccola nazione diventa sempre più costoso per Mosca, ora che l’Ucraina è un ulteriore ostacolo al passaggio.

La Gagauzia, piccola regione nel sud della Moldova, è invece rimasta parte della nazione dopo aver ottenuto il riconoscimento di un’autonomia amministrativa e culturale.

L’area è formata, caso unico, da quattro zone caratterizzate dal fatto di avere una mancanza di continuità territoriale.

A questo risultato si è giunti dopo un referendum a cui sono stati sottoposti i villaggi della regione: proprio per il fatto che non tutti hanno appoggiato l’autonomia, la Gagauzia si è costituita come regione geograficamente sparsa. Diverse le narrazioni sull’arrivo nella regione del popolo gagauzo: la storia racconta della Basarabia meridionale come di un’area disabitata che i Gagauzi avrebbero pacificamente popolato; altre storie raccontano che a spingerli nell’attuale regione sarebbero state lotte tra clan turchi. Oppure l’impero russo, desideroso di sostituire nell’area un’altra popolazione turca, i Nogai, di fede musulmana e quindi meno malleabile (ricordiamo che i Gagauzi sono un popolo di etnia turca, convertito al cristianesimo ortodosso).

Nella regione i simboli del passato sovietico sopravvivono molto più che in altre aree dello spazio postsovietico. Le statue di Lenin sono ancora presenti nelle piazze e nei dintorni di Comrat si concentrano alcuni degli ultimi kolchoz, le fattorie collettive sovietiche. Pur non essendo di etnia russa (il russo è lingua ufficiale, insieme al moldavo e al gagauzo, una variante del turco), il legame che la popolazione sente verso Mosca è molto forte.

Fin qui la situazione geopolitica di questo microcosmo dell’Est Europeo a 28 anni dall’Indipendenza.

La Moldova oggi è una nazione di per sé frammentata, il che rende molto difficile la creazione di un’identità unica e riconoscibile all’esterno, in cui la mescolanza di lingue e culture è un fatto straordinario, come il numero di etnie sparse su tutto il suo territorio, vera ricchezza e forza di questa nazione.

Qui orgogliosamente si definiscono “multiculturali, multietnici e multilingue”: questa mescolanza oggi è un fattore positivo che ha contribuito a caratterizzare l’immagine della Moldova, definendone la sua particolare e naturale attitudine all’ospitalità e all’accoglienza

Carlo Policano / Svetlana Moțpan

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