Tradizioni e cultura10 gennaio 2020

Genova, la Superba – Parte I

Il dominio sul Mar Nero e il ruolo della Crimea

Genova, la Superba – Parte I

Per una repubblica “marinara” come fu Genova tra il XII e il XV secolo, il controllo degli scali portuali rivestiva un’importanza vitale per la sua espansione economica. I porti costituivano punti di un sistema organizzato di rotte commerciali di una vastità impressionante: al culmine della sua espansione, i domini della Superba si estendevano dalle coste atlantiche ai porti del Mare del Nord, nelle Fiandre con Bruges e Anversa e nella stessa Inghilterra, dal Maghreb fino a quelle del Caucaso, disseminando sul bacino del Mediterraneo e del Mar Nero una fitta rete di contatti capaci di raggiungere insediamenti anche distanti dalle coste.

Il governo (e di conseguenza la presenza di Genova) su questi scali aveva aspetti differenti a seconda della posizione e della realtà socio-politica dei territori che occupavano. Una prima suddivisione è data dal tipo di controllo esercitato: diretto (centri di espansione) o indiretto (con influenza più limitata).

Possiamo distinguere, quindi, scali con funzioni di collegamento tra le rotte commerciali e l’entroterra (centri di raccolta delle merci), punti di appoggio per la navigazione (luoghi di riparo, di deposito e di rifornimento per le rotte più lunghe), e porti per il controllo militare delle rotte commerciali.

Tale distinzione aiuta a comprendere la “posizione” dei porti genovesi nel Mar Nero, crocevia dei flussi di traffico e sede del mercato più grande allora conosciuto (Costantinopoli). Quest’area mutò la sua fisionomia dopo il “Trattato di Ninfeo” (1261), grazie al quale i Genovesi ricevettero diritti sul commercio e sul controllo degli scali marittimi dai quali trassero enormi vantaggi economici e politici.

Affacciate su questo mare, addirittura chiamato "Mare Genovese" alla fine del Trecento, le colonie sono distribuite su tutta la sua estensione costiera, compresa la Basarabia (attualmente divisa tra Ucraina e Romania) e il Danubio, l’Asia minore, da Istanbul sino a Trebisonda lungo la costa nord dell’attuale Turchia, la Gazaria, che comprendeva la Crimea, con Caffa, ma che si estendeva per influenza sugli empori di Cembalo, Soldaia, Cherson (l'odierna Sebastopoli), Caulita (Jalta), Lusta (Alušta), sino a Batumi in Georgia.

La penetrazione genovese verso il Mar Nero, iniziata a partire dalla metà del XIII secolo, si spiega con l’importanza che quest’area riveste quale direttrice fondamentale ai grandi mercati orientali, tra rotte carovaniere e marittime: predomina il commercio della seta e delle spezie, mentre le basi portuali lungo la costa creano mercati autonomi per il commercio degli schiavi, delle pellicce, del grano, del pesce salato, del miele e della cera.

Nel Mar Nero i genovesi occuparono zone commerciali per mezzo di una diplomazia aggressiva e privilegi concessi dai sovrani locali, ottenendo di fatto il controllo di città portuali con strategie chiare per l’estensione della loro rete commerciale.

Gli insediamenti, definiti in modo fuorviante esempio di colonizzazione moderna, non erano basati sull’occupazione militare bensì sulla concessione di territori per fini commerciali: protagonista del popolamento degli scali marittimi una consistente migrazione di uomini, tra soldati, marinai e avventurieri, ma anche giovani dell’aristocrazia mercantile, collegata o meno alle classi dominanti locali, in una situazione di rapporti a volte instabili con la madrepatria.

La ricostruzione storica si basa sul vastissimo repertorio di fonti dell’epoca custodite in archivi e musei genovesi e che comprendono ogni sorta di documentazione nautica, registri, atti notarili, monete coniate a Genova e oltremare.

Ogni rotta all’interno del sistema appare frazionata e complessa, ogni centro è identificato per le sue caratteristiche merceologiche: nel Mar Nero, il nucleo centrale di tutto il sistema, polo di confluenza e di coordinamento economico e politico, è rappresentato da Caffa, la prima colonia fondata dai liguri nel 1266, punto di contatto tra la cultura mongola-tartara e quella occidentale, che ha contribuito non poco alla ricchezza di Genova e delle sue rotte mercantili.

La colonia genovese gestiva il commercio dei prodotti mediterranei e intercettava il flusso di quelli orientali che giungevano tramite la Via della Seta, consentendone la distribuzione nell’Europa nord-orientale attraverso le rotte marittime del Mar Nero. 

Carlo Policano

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