La prima e la seconda guerra mondiale causarono, come è facilmente comprensibile, molti danni sui vigneti con inevitabili ripercussioni sulla vinificazione.
La Moldova è stata oggetto, durante l’epoca sovietica, per la naturale vocazione dei suoi terreni, di un colossale e sorprendente programma di ampliamento della coltivazione della vite mai realizzato: oltre 150.000 ettari, tra il 1950 e il 1960, vennero piantumati e il paese raggiunse così i 235.000 ettari di superficie vitata, fornendo un quinto del vino consumato in Unione Sovietica, quando questa era il terzo maggior produttore del mondo.
Tutto questo ha influito naturalmente sulla qualità dei vini prodotti. Per gestire questa immensa quantità di prodotto fu predisposta una serie di aziende di prima e di seconda lavorazione. Le fabbriche di prima lavorazione si occupavano della pigiatura e della fermentazione, quindi inviavano il vino in cisterne agli impianti di seconda lavorazione, situate nelle zone di maggior consumo (Mosca, Kiev, Leningrado e Vladivostock) dove si concludeva la vinificazione.
Per combattere l’alcolismo dilagante, il presidente Mikhail Gorbaciov, verso la metà degli anni ’80, lanciò un’imponente campagna proibizionistica su larga scala: per la Moldova si trattò dell’ennesima tragedia nazionale. Circa 140.000 ettari di vigneto furono estirpati e il vino distrutto.
Poco prima dell’indipendenza, avvenuta nel 1991, la maggior parte delle cantine furono privatizzate e l’industria del vino ha iniziato un recupero lento e difficile. Significativi investimenti nei vigneti sono avvenuti tra il 2000 ed il 2005.
A partire dal 2006, il settore vitivinicolo ha sofferto pesantemente a causa di un crescente numero di ostacoli alla commercializzazione di vino moldavo imposti dalla Russia, principale mercato di sbocco (52,8% dell’export totale di quell’anno, 85,2% con aggiunta di Ucraina, Bielorussia e altri Paesi CSI) dove i vini della Moldova sono importati sia imbottigliati che sotto forma sfusa.
La conseguenza è stata un calo della produzione passata dai 240 milioni di litri del 2005 a 140 milioni del 2006 e delle esportazioni da 313 a 138 milioni di euro, con conseguente fallimento di numerosi viticoltori e case vinicole che avevano investito nella modernizzazione della loro attività, facendo segnare una significativa battuta d’arresto per l’intero settore.
Episodi questi che hanno segnato comunque un punto di svolta del settore vitivinicolo, con nuovi investimenti nei vigneti, impianti e macchinari, ma anche nel miglioramento qualitativo della produzione, modernizzandola, e soprattutto diversificandone il mercato, prima rivolto esclusivamente verso i Paesi dell’ex blocco sovietico.
L’industria del vino ha un ruolo significativo nell’economia moldava, ritenuto sicuramente tra i settori strategici, con una superficie vitata di 148.500 ettari ed una produzione di 124.200 tonnellate di vino. Oltre il 95% delle vigne è di proprietà privata.
Il settore vitivinicolo costituisce il 3,2% del PIL ed il 7,5% del totale delle esportazioni dalla Moldova. Impiega oltre 250 mila cittadini nelle 140 cantine, di cui circa 40 arrivano fino all’imbottigliamento.
La Moldova ha anche la più alta densità di vigneti nel mondo.