Tradizioni e cultura14 dicembre 2018

La civiltà dei Cucuteni-Trypillia, il grande passato che abbiamo dimenticato

La più grande cultura dell’Europa antica scomparsa nel nulla senza lasciare traccia

La civiltà dei Cucuteni-Trypillia, il grande passato che abbiamo dimenticato

Le civiltà scompaiono per diverse ragioni, un’inondazione, un disastro naturale, una guerra, una carestia o qualsiasi altra spiegazione: a volte tramontano lentamente nel corso dei secoli, come nel caso dei Maya, altre volte scompaiono istantaneamente, come nel caso di Pompei.

Tra le civiltà più fiorenti che erano avanzate per il loro periodo storico e che improvvisamente cessarono di esistere c’è quella dei Cucuteni-Trypillia.

Considerata la prima grande civiltà d’Europa, quella di Cucuteni-Trypillia è emersa e si è sviluppata nelle regioni che oggi fanno parte di tre differenti stati: Romania, Repubblica Moldova e Ucraina. Gli scavi, iniziati alla fine dell’800 e da allora mai interrotti, hanno restituito un patrimonio culturale universale caratterizzato da una forte originalità e da un livello di progresso sorprendente per quell’epoca.

Siamo di fronte ad una civiltà con insediamenti o proto-città (insediamento che possiede dei caratteri evoluti, ma non ancora tali per essere definito città), spropositate per il Neolitico, con abitazioni poste in cerchi concentrici o disposte in linee parallele o gruppi, tese a formare piazze e luoghi destinati ad attività pubbliche o comunitarie.

Gli insediamenti, che potevano accogliere da 10 a15.000 abitanti, erano privi di sistemi difensivi, a dimostrazione che si trattava di una società pacifica. Nessuna differenza è stata riscontrata finora tra le varie tipologie abitative: pertanto è possibile parlare di livellamento sociale all’interno di ciascuna comunità. Non esisteva una categoria di guerrieri, in quanto la maggior parte degli abitanti era dedito all’agricoltura: gradualmente iniziarono a emergere gli artigiani (ceramisti, addetti alla lavorazione dei metalli, intagliatori del legno e della pietra, costruttori).

Una civiltà enigmatica che ha avuto tre fasi di sviluppo durante la quale crebbe in grandezza e in sofisticatezza, creando forme uniche di ceramiche, strumenti, tessuti e tecniche di coltivazione che precedevano gli antichi Sumeri.

Una società e una cultura che i reperti indicano come pacifica, egualitaria, non sessista, dedita all’agricoltura: l’abbondanza di statuine antropomorfe femminili e la parallela scarsità di sculture a soggetto maschile sembra suggerire l’importanza del ruolo delle donne all’interno di queste comunità.

Nonostante la loro stabilità sociale, la civiltà adottò delle curiose scelte di “disordine”: se esiste una loro eredità che vive, fondata sui fatti, possiamo dire che si trattava di una civiltà che mirava a distruggere per creare qualcosa di nuovo. Circa ogni 70 anni, tutti i villaggi della civiltà venivano sistematicamente distrutti. Gli studiosi sono molto combattuti circa la ragione di questa attività, legata probabilmente a motivazioni di carattere religioso, in cui ogni struttura era vista come un'entità quasi "vivente", con un proprio ciclo di vita, di morte e rinascita.

Ad oggi, non si conosce l’idioma parlato anche se è fra la popolazione di Cucuteni-Trypillia che andrebbe cercata l’origine della lingua Indo-Europea.

Le vere ragioni della scomparsa della civiltà Cucuteni-Trypillia non sono ancora del tutto chiare. Per migliaia di anni lo spirito di quella civiltà prosperò, come realtà acquisita. Poi iniziò a scomparire: il declino fu tutto tranne che improvviso, dato che si verificò nel giro di molte centinaia di anni, probabilmente insediamento per insediamento. Alcune rimanenze della civiltà si riscontrano ancora nell’età del Bronzo, ma intorno al 2750 a.C. la cultura era quasi estinta.

I ricercatori continuano a discutere in merito a cosa avesse portato a questo declino: l’interazione con altre culture che erano più bellicose potrebbe essere stato il fattore chiave. Tuttavia ci sono poche testimonianze di scontri militari e alcuni ricercatori credono che l’assorbimento avvenne più a livello culturale che militare

I riferimenti archeologici più recenti attribuiscono la loro scomparsa ad un drammatico cambiamento climatico che avrebbe provocato una delle peggiori siccità della storia europea, devastante per una cultura che aveva fatto affidamento sull’agricoltura, anche se le date di questo cambio climatico sono ancora oggetto di discussione.

Questo popolo sconosciuto, almeno in Italia, merita la nostra considerazione per quella natura pacifica e non autoritaria delle antiche comunità che mettevano al centro gli interessi comuni e avevano riguardo per i più deboli.

Carlo Policano

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