Luoghi21 luglio 2025

Bunker e basi sovietiche: i luoghi abbandonati del Comunismo

Fantasmi dell’impero, quello che resta della forza dell’Unione Sovietica in Moldova

Bunker e basi sovietiche: i luoghi abbandonati del Comunismo

Per decenni l’Unione Sovietica è stata un Paese chiuso in se stesso, separato del resto del mondo, custode d’importanti segreti politici, tecnologici e militari. 

C’è stato un tempo, dopo la Seconda Guerra Mondiale, in cui gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica erano in competizione tra loro con l’obiettivo di possedere i veicoli militari e le infrastrutture più imponenti. La lotta per diventare la più grande potenza mondiale negli anni della Guerra Fredda è finita per essere una disperata ricerca del “più forte”.

L’unico risultato concreto fu la dissoluzione dell’Urss, che ha lasciato decine di frammenti abbandonati sparsi tra le vecchie repubbliche sovietiche, dalle basi segrete, ai bunker, ai silos sotterranei per missili, che ricordano il fallimento dell’Unione Sovietica nel suo tentativo di diventare la prima potenza mondiale.

Il fascino di queste rovine però è davvero impressionante, testimonianza di una forza militare che oggi è decisamente cambiata: in questo articolo vi mostriamo alcune foto straordinarie di una ex base militare, una vera testimonianza storica della guerra fredda e senza dubbio la costruzione più enigmatica in Moldova.

Nella parte nord della Moldova c’è una cittadina, di nome Șoldănești, che a prima vista potrebbe sembrare una delle tante, se non che a pochi chilometri di distanza si può trovare, precisamente a Olişcani, una vera e propria base militare segreta: l’esercito sovietico non fece in tempo a completarla in quanto fu abbandonata contemporaneamente al crollo dell'Unione Sovietica (1991).   

Questa base, denominata “obiettivo 1180”, che occupa circa 20 ettari ed è protetta da una foresta di 196 ettari, fu progettata per essere utilizzata come centro di comando dello Stato Maggiore delle Forze Armate del Patto di Varsavia: in caso di attacco nucleare, la base doveva provvedere, almeno per 24 ore, all’attività di comando e coordinare, allo stesso tempo, le operazioni militari con quelle di Mosca.

Il luogo ora è coperto dalla vegetazione: il dedalo di strade con lastre di cemento di cui è composto, con numerosi fossati, ne testimoniano il definitivo abbandono.

Di tutte le costruzioni presenti all’epoca nella parte esterna, rimangono solo gli scheletri di due blocchi amministrativi e uno di appartamenti, mentre nulla si conosce di un gigantesco hangar dal quale per ora non si trova alcuna traccia.

La base militare vera e propria è davvero ciclopica: oggi risultano visibili solo due cilindri affiancati che la costituivano, probabilmente collegati, con un diametro di 32 metri per una profondità di oltre 60 metri (13 livelli). Qui, nel sottosuolo, ci sono ancora centinaia di gallerie, metallo fuso e cemento di altissima qualità: la discesa nel "ventre enigmatico" dell’imponente struttura è davvero difficile e pericolosa e a complicare le operazioni investigative c’è anche il fatto che il 90 % dell’intera struttura è sommerso dall’acqua.

Questa base segreta è costata allo Stato, senza essere mai completata, circa 32 milioni di rubli: per fare un paragone, ai prezzi degli anni '80, un edificio standard di cinque piani costava 1 milione di rubli. Più specificatamente il “Circo di Chişinău” è costato 2 milioni di rubli mentre il “Teatro Nazionale dell’Opera e Balletto” di Chişinău circa 4 milioni di rubli.

Dopo il ritiro delle truppe sovietiche, la base fu abbandonata e nel 1991 con decreto presidenziale, tutte le armi, le munizioni, equipaggiamenti militari, e altri beni appartenenti alle unità dell'esercito sovietico, sono stati dichiarati patrimonio nazionale.

Le prospettive future non sono buone: crediamo però che questo obiettivo strategico debba ritornare in proprietà dello Stato (attualmente è di una società privata) ed essere trasformato in un Museo dell’occupazione sovietica: sarà sicuramente un luogo unico che potrebbe rappresentare un sito altamente attrattivo per gli obiettivi turistici ambiziosi della piccola repubblica.

Carlo Policano

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