Tradizioni e cultura17 gennaio 2020

Genova, la Superba – Parte II

Il dominio sul Mar Nero e il ruolo della Crimea

Genova, la Superba – Parte II

Il paesaggio ha favorito la formazione di scenari agrari e urbani in sorprendente analogia tra Liguria e Crimea: il settore orientale della penisola possiede una struttura ai limiti dell’identità con la riviera ligure e ne giustifica la scelta insediativa.

Il paesaggio agrario è coinvolto nell’interscambio della produzione rurale che favorisce la diffusione della vite: i vini di produzione locale, derivati da vitigni liguri importati, diventano addirittura moneta di scambio e contribuiscono ancora oggi alla continuità di un paesaggio a matrice mediterranea, insolito per queste latitudini.

La colonia attraversò momenti di difficoltà tra il 1346 e il 1347 dovuti agli assedianti di Caffa che, flagellati dal morbo delle pulci portatrici della peste, catapultarono cadaveri infetti all'interno delle mura causando la “prima guerra biologica”: la Yersinia pestis seguirà i mercanti in fuga verso l'Occidente, provocando la morte di un terzo della popolazione europea uccisa dalla pandemia della peste nera.

Caffa, capitale genovese del “Mare Maius”, disponeva di un porto naturale, meno riparato dai venti di quello della vicina Sudak (Soldaia): poco più di un villaggio, con edifici in legno, fossato e palizzate, all’esterno delle quali si trovava il borgo, fu costruita in pietra dal 1316, progettata con grande dettaglio e profonda somiglianza con Genova, con le stesse indicazioni toponomastiche e chiamata “Genova d’oltremare” o “altra Genova”.  La città, nel periodo di massimo splendore, beneficiò di una discreta autonomia politica e ospitava una zecca che coniava “aspri d'argento” bilingui, con il castello e l’effigie di San Giorgio.

Al culmine del suo sviluppo, nella seconda metà del XV secolo, Caffa era considerata un baluardo imprendibile, oltre che una metropoli di primaria importanza; proprio per questo la notizia della resa della città di fronte agli invasori ottomani, avvenuta il 6 giugno 1475 dopo solo sei giorni di assedio, causò a Genova un effetto devastante, soprattutto sull’economia.

I presidi in Crimea avevano un ruolo assai importante per l'economia della Superba, basi d’appoggio per i lunghi itinerari verso la Russia, le steppe asiatiche e gli altri paesi dell'area transcaucasica: nacquero così gli stanziamenti di Soldaia (Sudak), patrimonio UNESCO, di Cembalo, oggi Balaklava, all’imboccatura di un porto naturale nel sud ovest della Crimea, di Vosporo (Kerch), di Caulita (Jalta), di Cherson, l’odierna Sebastopoli, e altri centri minori. E si trattava di un segmento nell’ambito di un quadro più ampio di colonie genovesi nel Mar Nero a cui si affiancavano intere comunità portuali come Trebisonda, collocata sulla sponda opposta rispetto alla Crimea e che conduceva in Persia. Lungo quest’ultima rotta i genovesi avevano stabilito scali come Amasra (Amastri) e Sinope.

Nella scala di importanza dei porti fluviali dell’area pontica, tuttavia, un posto di rilievo spetta a Tana (Mare d’Azov), prossima alle foci del Don, che costituì il punto di partenza della “via mongolica” per la Cina: sulle strutture dei porti e degli insediamenti della costa nord-orientale e caucasica e di quella del Mare d’Azov, come Copa (alla foce del Kuban) o Matrega (Fanagoria, sede di importanti saline), pur molto frequentati dai mercanti liguri, sappiamo poco. A nord della penisola si estendeva invece il Khanato dell’Orda d’Oro, i cui rapporti furono segnati dal conflitto e da una profonda diplomazia.

Per mantenere il controllo delle rotte commerciali, ed evitare di isolare un ventaglio così ampio di insediamenti, fu necessario controllare l’accesso al Mar Nero, ossia lo stretto del Bosforo. Pertanto in quei secoli si sviluppò un legame stretto e particolare tra Genova e Costantinopoli, dove era presente un quartiere genovese.

Chio e Pera (Galata) costituirono sostanzialmente, dalla metà dei secoli XIII e XV, per la loro posizione strategica, due nodi commerciali di vitale importanza sulla rotta d’accesso al Mar Nero: la prima per il ruolo di controllo lungo la rotta che collegava il Mediterraneo al Mar Nero e per il coordinamento commerciale del sistema di scali minori a livello regionale; la seconda come luogo di approdo per le merci destinate al mercato di Costantinopoli, fini a quando cadde sotto l’influenza del Principato di Moldavia (1445).

Carlo Policano

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