Tradizioni e cultura14 febbraio 2020

La Moldova e il Patto Molotov Ribbentrop – Parte II

Il patto e le conseguenze nella nuova fisionomia forzata dei territori

La Moldova e il Patto Molotov Ribbentrop – Parte II

Il “Patto Molotov-Ribbentrop”, firmato dall'Unione Sovietica e dal Reich, dai ministri degli Esteri sovietico Vjačeslav Molotov e dal suo omologo tedesco Joachim von Ribbentrop, è passato alla storia come la vicenda più sconcertante del Novecento: la Germania nazista e l’Unione Sovietica comunista, il 23 agosto 1939, si impegnavano a non compiere azioni ostili l’una nei confronti dell’altra.

Al trattato seguì un protocollo segreto, reso noto solo nel 1989, chiamato “Patto d’amicizia e di delimitazione dei confini”, che sanciva di fatto la spartizione di parte dell’Europa centrale e della regione baltica in “sfere di influenza”. Le due dittature si dividevano la Polonia e si lasciava alle truppe di Stalin mano libera su Basarabia e sulle Repubbliche Baltiche.

Durante i colloqui, i tedeschi posero la questione dello stato polacco sotto il controllo della Germania e dell’Urss, sollecitati in questo senso da Mussolini. Per i sovietici la Polonia non doveva esistere in quanto “ostacolo di ogni futura relazione tra Germania e Urss”. Su questo pesava la guerra di cui si parla poco e che durò fino al 1921 tra Polonia e Russia e che ebbe come esito l’annessione da parte polacca di Lituania, Bielorussia e Ucraina. 

Il primo giorno di settembre, la Polonia fu aggredita dai tedeschi che varcarono la frontiera: la “nuova guerra”, veloce e distruttiva, non rese possibile ai polacchi una difesa. Il 3 settembre iniziarono le trattative tra tedeschi e sovietici per un impegno diretto di questi ultimi nel conflitto e all’alba del 17 settembre le truppe sovietiche, tra la sorpresa dei polacchi, varcarono il confine. La Polonia, perno dell’accordo tra Germania e Urss, fu vittima non solo di un attacco congiunto ma anche il terreno dove, per la prima volta nel nostro secolo, fu messa in pratica una guerra di sterminio sostenuta da motivazioni ideologiche.   

La guerra cominciata per difendere la Polonia dall’invasione nazista si concluse con la sconfitta tedesca e l’assegnazione all’Unione Sovietica non solo di parte della Polonia ma anche di quella parte dell’Europa dell’Est destinata a essere dominata per quasi cinquant’anni da un duro regime comunista come Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria, Germania Orientale, Romania, Moldova, Jugoslavia e Albania.

Unica eccezione fu la Finlandia, invasa da Stalin il 30 novembre. Dopo mesi di scontri nella “Guerra d’inverno”, l’Unione Sovietica desistette dall’intento, ottenendo solo il 10% del territorio finnico. Il patto sarà tradito dal "Führer" nel giugno 1941, ansioso di mettere le mani su giacimenti petroliferi e materie prime presenti in tutta l'Unione. Si avverava quello che dal 1931 Trotskij aveva previsto sostenendo che se Hitler fosse andato al potere, la Germania avrebbe dichiarato guerra all’Unione Sovietica.

Con il patto Molotov Ribbentrop, Mosca impose nel 1940 alla Romania la cessione della Basarabia e, curiosamente, anche quella della Bucovina del Nord non prevista dai protocolli. Durante l'avanzata, l'Armata Rossa occupò anche il Territorio di Herța, non menzionato nell'ultimatum sovietico, popolato da romeni.

Nell’estate del 1940, i territori annessi dai russi furono divisi tra la nuova Repubblica Socialista Sovietica di Moldavia (RSSM) e la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.

La RSS Moldava comprese gran parte della Basarabia, tra Prut e Nistru, la parte occidentale della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Moldava, (RSSAM) oggi Transnistria, poi parte della Moldova, mentre la RSS Ucraina, incluse le restanti parti della Basarabia e della preesistente Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Moldava, unitamente alla Bucovina Settentrionale, il Territorio di Herța e la striscia costiera del Delta del Danubio.

L’alleanza della Romania con la Germania nazista nell’estate del 1941 produsse la riconquista della Basarabia durante l'operazione “Barbarossa”, a cui seguirono campagne di persecuzione politica, arresti, esecuzioni e deportazioni.

La situazione venne rovesciata tre anni dopo, nell'agosto 1944, durante l'offensiva Iași-Chișinău. Il 12 settembre Bucarest firmò a Mosca l'armistizio, che confermava i confini con l'URSS del 1941 e dando inizio a quel progressivo allontanamento culturale della zona posta a est del fiume Prut, sottoposta a una continua e lunga russificazione. Quei confini, allora solo amministrativi, dopo la dissoluzione dell'URSS, sono divenuti confini di Stato, privando la Moldova di territori e dello sbocco al mare.

Carlo Policano

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