Il fiume Răut è il corso d’acqua interno più lungo della Moldova, con il tempo divenuto una realtà marginale.
Confluisce nel Nistru ed è il suo più grande affluente di destra, con gli oltre 286 km di lunghezza, dal villaggio Rediul Mare (Donduşeni) fino a Ustia (Dubăsari).
Ci sono fiumi che hanno una storia antica e che sono identificabili nell’immaginario collettivo: il Prut, ad esempio, era conosciuto nell’antichità con il nome di Pyretus, il corso d’acqua che gli Sciti identificavano come il “fiume dalle acque in tempesta”, o il Nistru, il fiume che gli antichi greci e romani chiamavano Tyras, lungo la rotta commerciale da Leopoli alla Crimea, le cui grandi fortezze, costruite sulla riva destra del fiume, si sono conservate fino ad oggi: Hotin (Ucraina), Soroca, Bender, Cetatea Albă (Ucraina).
Il Răut, il “grande fiume dimenticato”, è in realtà il grande assente dall’immaginario nazionale. Eppure un immaginario c’è.
Per secoli punto di confluenza di varie civiltà antiche, l’area rappresentava una posizione estremamente strategica: il Răut la connetteva con la maggior parte della Moldova centrale e settentrionale, mentre il Nistru era ed è il percorso commerciale navigabile più importante verso il bacino del Mar Nero.
Alcuni ricercatori credono che il nome Răut derivi da “râu” (fiume): nella storiografia, la prima citazione è attestata nella “Cronaca della Moldova” da Grigore Ureche e in un frammento di Misail Călugărul. Luogo di importanza strategica fin dai tempi di Stefan Cel Mare, questo fiume ha visto eserciti fronteggiarsi e contendersi aspramente questa linea di confine, come descrive egregiamente Miron Costin nella sua “cronaca”.
Per la maggior parte, il Răut è conosciuto solo come parte centrale del complesso archeologico di Orhei Vechi, ma sulle sue rive sorgono città come Bălți, Florești, Orhei, oltre a villaggi fluviali e paesaggi pittoreschi, un tempo aggrappati alle sponde del fiume.
Ma qual è stato l’esatto momento in cui il Paese ha lasciato che una zona geograficamente centrale diventasse marginale? Non c’è un momento preciso, un tempo identificabile di quando le sorti per questo fiume sono cambiate.
I sovietici furono i primi a tentare di distruggere il fiume Răut e il suo ecosistema. Negli ultimi decenni, l'uomo ha portato il fiume ad uno stato deplorevole attraverso il massiccio drenaggio del terreno per trasformarlo in terreni agricoli. Pertanto, le zone umide, che erano filtri naturali, sono scomparse e la funzione di auto purificazione del fiume è drasticamente diminuita.
Le paludi di canne, che ospitavano diversi tipi di animali e uccelli, sono scomparse. Ci sono meno pesci, sia in numero che in specie, anche se in tempi recenti i pescatori dei villaggi vicini potevano nutrire le loro famiglie solo dalla pesca. Molti impianti mini-idroelettrici sono stati costruiti sul Răut, come quello di Căzăneşti, nel distretto di Teleneşti, ma nessuno di loro attualmente è in funzione.
Un altro problema è rappresentato dalla ridotta qualità dell'acqua, inquinata attraverso i rifiuti presenti lungo tutto il suo corso, dalla sorgente al Nistru: questa tragedia potrà essere interrotta soltanto se la gente capirà l’importanza per l’ecosistema e il suo potenziale per l'eco-turismo.
La promozione delle attrazioni turistiche del bacino del Răut, costituito principalmente da un paesaggio semi-selvatico, con enormi rocce levigate dalle acque del fiume e argini sinuosi che segnano la via verso l’orizzonte, potrebbe portare in un prossimo futuro ad un turismo di tipo “naturalistico” adatto a questi luoghi.
Perché se c’è una cosa certa, è che oggi il Răut, e il suo filo d’Arianna di acque mai davvero chiare, sono il “grande luogo dimenticato” di questo Paese.